Barbara Jatta: «Un Giubileo perché la cultura è speranza condivisa»
di
Davide Tizzo
Per l Giubileo degli Artisti e del Mondo della cultura i Musei Vaticani ospitano oggi un convegno con i direttori dei principali musei internazionali: «Un grazie a chi porta la bellezza a tutti»

Come afferma il cardinale Tolentino de Mendonça, «la speranza è un’esperienza antropologica globale, che pulsa nel cuore di ogni cultura, e che a tutte dà la possibilità di dialogare a partire dalla speranza. Dobbiamo in effetti ascoltare ciò che le diverse culture hanno da dire sulla speranza». Il luogo preposto al dialogo tra le culture sono i musei. E i Vaticani sono tra i protagonisti del Giubileo degli Artisti e del Mondo della cultura. Una definizione estesa, a cui la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta tiene molto: «Con il Dicastero per la Cultura e l’Educazione – spiega – abbiamo più volte riflettuto su come celebrare questo evento, e personalmente tenevo molto a che fosse estesa agli operatori del mondo dell’arte: curatori, direttori di musei, storici dell’arte, archeologi... Senza di essi, senza la ricerca, la divulgazione e l’insegnamento, l’arte sarebbe muta. Questo Giubileo è un segno di riconoscenza e un’opportunità di riflessione sul loro prezioso contributo».
In questo senso i Musei Vaticani ospitano il convegno “Sharing Hope”, con i principali direttori dei musei del mondo.
«Nella giornata di sabato (oggi per chi legge, ndr) abbiamo chiamato a raccolta un centinaio di professionisti e un panel di relatori che vede personalità come il direttore della National Gallery di Londra Gabriele Finaldi, il direttore del Prado Miguel Falomir Faus, il direttore generale dei Musei del Mic Massimo Osanna, ma anche Salvatore Settis, Alessandro Zuccari e Vincenzo Fiocchi Nicolai, tra i massimi esperti di archeologia cristiana. Si tratta di esplorare nuovi linguaggi e strategie per la valorizzazione e la trasmissione del patrimonio religioso e artistico. Alla fine della giornata verrà prodotto e firmato un Manifesto educativo sulla trasmissione del codice culturale delle religioni. Nei suoi punti fondamentali, oggetto di un vero dibattito aperto al contributo di tutti, comprende anche l’attenzione ai nuovi media e all’intelligenza artificiale, senza dimenticare le radici. L’obiettivo è trovare strumenti e linguaggi capaci di far riscoprire opere che per noi possono sembrare scontate, ma che non lo sono per le nuove generazioni o per chi non ha una formazione culturale strettamente legata alla tradizione cristiana. Infatti come immagine guida di “Sharing hope” abbiamo scelto un dipinto di Venceslao Peters, un grande pittore di animali: dopo la Cappella Sistina, è il quadro è il più fotografato dei Musei Vaticani. È un’opera monumentale e meravigliosa che raffigura il Paradiso terrestre. Il pubblico resta affascinato dalla quantità di animali dipinti, ma almeno la metà dei visitatori non sa riconoscerne il vero soggetto. Questo è lo spirito con cui ci riuniamo: un work in progress, un momento di condivisione e celebrazione del Giubileo insieme. Siamo una comunità di professionisti che si interroga sul proprio ruolo, con il desiderio di mettere a disposizione le proprie competenze per il bene comune».
Solitamente si parla di arte e fede, talvolta di arte e carità. Il binomio arte e speranza è più raro.
«Eppure è un binomio con un significato profondo. Tra le prime iniziative del Giubileo abbiamo organizzato una mostra dedicata alle nostre icone provenienti dall’Oriente cristiano, intitolata “Icone della speranza”. L’idea era quella di mostrare come queste immagini, comuni a popoli oggi in conflitto tra loro, possano diventare veicolo di pace e fratellanza. La speranza, infatti, può essere declinata in molti modi, ma il suo legame con la pace è prioritario. Nel Giubileo abbiamo scelto di mettere al centro proprio la condivisione di questa virtù».
Il rapporto tra chiesa e mondo della cultura, tra sfera del religioso e dello spirituale e arte sembra vivere da qualche tempo una sorta di nuova primavera. Un reciproco interesse e apertura, una presenza non scontata. Che occasione è il Giubileo in questo senso?
«Nel 2023, insieme al cardinale Tolentino, abbiamo riunito gli artisti nella Cappella Sistina con papa Francesco riprendendo lo storico incontro del 1964 e celebrando anche il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione da parte di Paolo VI dell’ala dei Vaticani dedicata all’arte moderna e contemporanea. In quell’incontro rinnovato il Papa ha pronunciato parole di grande significato. E gli artisti hanno partecipato con straordinaria, persino inattesa generosità. È stato un momento intenso che ha rivelato come l’attenzione verso la Chiesa, anche da parte di artisti apparentemente lontani, sia ancora molto forte. Il Giubileo è sempre stato un’occasione di rinnovamento. Lo è per i Musei Vaticani. Lo stesso vale per l’arte: un momento per fermarsi, pensare, rimettersi in gioco con nuovo slancio».
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