Abbattuta la Vela Gialla: Scampia cancella il “mostro” e progetta il futuro
di
Davide Tizzo
Cinque ruspe si sono avvicinate e hanno tirato giù i palazzi, mentre gli abitanti del quartiere immortalavano il momento – per loro storico − con i propri smartphone. Ecco le immagini









Cinque ruspe si avvicinano al “mostro”. Così lo chiamano i suoi abitanti, che immortalano il momento – per loro storico − con i propri smartphone. Uno alla volta, vengono giù i balconi dei piani più bassi della Vela gialla di Scampia, il quartiere assurto negli ultimi decenni a simbolo, suo malgrado, del degrado delle periferie italiane. Per arrivare ad aver ragione dell’intero edificio ci vorranno due mesi. Subito dopo, si passerà all’abbattimento della Vela rossa, che sarà l’ultima a essere abbattuta delle sette costruite tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Allora venivano presentate come un avveniristico progetto urbanistico, ma già pochi anni dopo – prima che i clan della camorra ne facessero una enorme rete di piazze di spaccio di droga – si erano rivelate il più grande fallimento dell’edilizia popolare in Italia.
Il quartiere finito nelle mani dei clan e terrorizzato dalle faide di camorra, aveva il marchio “Gomorra” cucito addosso
Mentre inizia la demolizione delle ultime due Vele, già sono aperti i cantieri delle nuove costruzioni destinate agli abitanti dei “mostri”, finanziate in buona parte con i fondi del Pnrr. Saranno case popolari a misura d’uomo, in continuità con quelle già costruite nel quartiere nei decenni precedenti, proprio dove sorgevano le altre Vele. Il Comune di Napoli conta di consegnarle tutte entro il 2027 (160 saranno pronte nel 2026). È inutile negarlo: Restart Scampia, il grande progetto di riqualificazione urbana del quartiere dell’estrema periferia nord di Napoli, ha subito un’accelerazione l’estate scorsa, quando un crollo avvenuto nella Vela celeste ha causato la morte di tre persone e il ferimento di un’altra decina. Per quella tragedia, la Procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati 12 funzionari pubblici del Comune e della partecipata Napoli Servizi per crollo colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni colpose.Su quella Vela, infatti, pendeva già da nove anni un’ordinanza di sgombero, che non era stata mai eseguita. Ironia della sorte, il piano di rigenerazione del quartiere stilato dall’amministrazione comunale prevedeva, e prevede ancora, che proprio la Vela celeste fosse l’unico “mostro” a dover rimanere in piedi, completamente rigenerato (ma non più destinato a uso abitativo). Anche il sindaco, Gaetano Manfredi, è venuto nel giorno in cui le ruspe hanno ripreso ad abbattere la vecchia Scampia. «Oggi è un giorno importante per la città, una città che ha preso un impegno e lo sta mantenendo – rivendica il primo cittadino napoletano −. In parallelo ci sono i cantieri che sono partiti per la costruzione dei nuovi edifici: è una città che prende degli impegni e dà delle risposte. E lo fa nei tempi giusti. Quando sono venuto qui, ho trovato delle situazioni abitative che non sono degne di un Paese civile: noi stiamo provando a dare pari dignità a tutti».In questo giorno, non potevano mancare gli attivisti del Comitato Vele. Sono stati proprio loro, già quarant’anni fa, a chiedere che i “mostri” fossero demoliti per far spazio a nuove case popolari degne, queste sì, di un Paese civile. Oggi è un giorno di festa per loro, che ne hanno viste tante negli ultimi decenni: l’inizio degli abbattimenti a fine anni ’90, il quartiere finito nelle mani dei clan e terrorizzato dalle faide di camorra, il marchio “Gomorra” cucito addosso come una seconda pelle, la ripresa dei piani di riqualificazione con l’amministrazione de Magistris e, ora, con quella guidata da Gaetano Manfredi. «Questa – dice il portavoce del comitato, Omero Benfenati − è una vittoria storica, la vittoria di un intero popolo. La nostra battaglia per abbattere i mostri di cemento e vedere finalmente nascere case dignitose per la nostra gente è durata decenni. Quando diciamo di avere vinto, diciamo un’incontrovertibile verità. Ma bisogna continuare. Lavoro, servizi, cultura, presidi sanitari: in questi anni, abbiamo detto che Scampia vuole tutto. E sarà così».
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