Trump ricorre a «poteri di guerra» per deportare 238 nel Salvador
di
Davide Tizzo
Sono venezuelani, sospetti membri di una gang terroristica. Trump posta il video che li mostra incatenati. Un giudice ordina lo stop, ma il presidente salvadoregno: «Ops... troppo tardi»

Una legge del 1798 e un post choc su X. Sono i due strumenti a cui è ricorsa l'Amministrazione Trump nella deportazione in El Salvador di quasi trecento immigrati venezuelani presunti membri di una gang. La legge invocata nell'ordine esecutivo firmato da Donald Trump è l'Alien Enemies Act che consente al presidente degli Stati Uniti, in caso di guerra o di invasione, di arrestare o deportare senza un'udienza cittadini sopra i 14 anni di un Paese nemico. Poteri eccezionali che erano stati usati solo tre volte nella storia, nella guerra del 1812 e nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. La deportazione è stata annunciata ieri, quando i venezuelani espulsi dagli Usa sono sbarcati dall'aereo sul suolo del Paese terzo messosi a disposizione, il Salvador del presidente Nayib Bukele.
«Oggi i primi 238 membri dell'organizzazione criminale venezuelana Tren de Aragua sono arrivati nel nostro Paese», ha scritto Bukele su X domenica, condividendo un video choc che mostra uomini ammanettati e con catene alla caviglie che vengono spinti fuori da un aereo e trasferiti su autobus da agenti in tenuta antisommossa. Il video mostra anche l'ingresso nel famigerato carcere Cecot (Centro di massima sicurezza per il terrorismo), diventato il simbolo della lotta violenta del discusso presidente salvadoregno contro le gang. Nelle immagini, gli arrestati vengono fatti inginocchiare per essere rasati, poi indossano la divisa carceraria e vengono condotti nelle celle piegati a 90 gradi. Trump ha postato il video sul suo social Truth, con il commento: «Questi sono i mostri mandati nel nostro Paese dal corrotto Joe Biden e dai democratici di sinistra radicale. Come osano! Grazie a El Salvador e, in particolare, al presidente Bukele, per la comprensione di questa situazione orribile, che è potuta accadere negli Stati Uniti a causa dell'incompetente leadership democratica. Non dimenticheremo!». Nelle scorse settimane Bukele, che in passato si è definito «il dittatore più cool del mondo» e il cui operato è criticato dai difensori dei diritti umani, aveva offerto al segretario di Stato americano Marco Rubio la disponibilità a ricevere criminali stranieri espulsi dagli Usa. Ieri Rubio gli ha espresso «sincera gratitudine».

I gruppi per i diritti civili Democracy Forward e Aclu avevano cercato bloccare l'ordine esecutivo di Trump, ma la sentenza del giudice distrettuale di Washington James Boasberg, che ha accolto il ricorso di cinque venezuelani e sospeso per 14 giorni l'ordine del presidente, è arrivata quando gli aerei erano già decollati. Il giudice ha ordinato che «qualsiasi aereo in partenza o in volo con a bordo immigrati ritorni negli Usa». Una decisione che, per un tempo brevissimo, ha fatto esultare i difensori dei diritti: «Oggi è stato un giorno orribile nella storia della nazione, quando il presidente ha reso pubblico che stava invocando i poteri straordinari in tempo di guerra in assenza di una guerra o di un'invasione e rivendicando un'autorità virtualmente illimitata per espellere le persone dal Paese. Ma stasera ha prevalso lo stato di diritto», ha commentato Skye Perryman, presidente e Ceo di Democracy Forward.
Pronta la replica della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt: non sarebbe stato violato l'ordine del giudice proprio perché quando è uscita la sentenza i venezuelani erano stati «già stati rimossi dal territorio americano». Ma il punto più importante è un altro: la portavoce ha affermato che i giudici federali non avrebbero «nessuna giurisdizione» su come il presidente gestisce la politica estera o il suo potere di espellere nemici stranieri. A confermare che le deportazioni proseguiranno, e i giudici non potranno opporsi, è lo stesso Trump: «Ritengo e dichiaro che Tren de Aragua (inserita dagli Usa tra le organizzazioni terroristiche, ndr) sta perpetrando, tentando e minacciando un'invasione o un'incursione predatoria contro il territorio degli Stati Uniti». Alla procuratrice generale Pam Bondi, il presidente ha ordinato di inviare entro 60 giorni una lettera ai governatori e ai giudici, inclusi quelli della Corte Suprema, per informarli della nuova politica degli Stati Uniti. Mentre Rubio e Bondi celebravano lo «storico risultato» della rimozione di «stranieri che con la guerriglia terrorizzavano gli americani», il presidente del Salvator ha irriso la sentenza del giudice con un esplicito: «Ops... troppo tardi».
Va ricordato che i detenuti venezuelani deportati in El Salvador sono accusati di far parte di una gang terroristica ma l'Amministrazione non ha fornito prove che lo dimostrino. Il Venezuela ha accusato l'Amministrazione Trump di criminalizzare i migranti venezuelani «in modo vile e ingiusto»: «Nella stragrande maggioranza i migranti sono donne e uomini lavoratori, dignitosi e onesti. Non sono terroristi, criminali o "nemici stranieri". Sono vittime».
In due mesi di presidenza, non è la prima volta che Trump pubblica sui social media video choc della deportazione di migranti incatenati. Già a fine gennaio, appena insediato, aveva postato la foto di nove migranti in catene condotti da un agente su un aereo. L'accompagnava la scritta: «Promesse fatte, promesse mantenute. I voli per le deportazioni sono iniziate. Proprio come promesso, il presidente Trump sta inviando un messaggio forte al mondo: chi entrerà illegalmente negli Stati Uniti affronterà conseguenze serie».
Fatta eccezione per i toni roboanti e le immagini scioccanti, stando ai numeri spetta all'Amministrazione di Barack Obama il primato dei rimpatri di migranti. Secondo i dati dell'indipendente Migration Policy Institute, gli stranieri espulsi furono due milioni e 900mila nel primo mandato Obama e poco meno di 1,9 milioni nel secondo. Nel primo mandato di Trump (2017-2021) era stato fatto uscire un milione e mezzo di irregolari. Praticamente lo stesso numero degli espulsi da Biden (1,49 milioni) nei quattro anni della sua presidenza.
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