Papa Robert Prevost, Leone XIV. «Prego per pace disarmata e disarmante»

di 
Davide Tizzo
Eletto al quarto scrutinio dopo un brevissimo Conclave. Prefetto del Dicastero per i Vescovi, vescovo emerito di Chiclayo, è nato il 14 settembre 1955 a Chicago. La pace sia con voi, le prime parole
8 maggio 2025
Habemus Papam: l'annuncio è arrivato alle 19,15 tra l'entusiasmo di 150mila persone. I cardinali hanno scelto il cardinale Robert Francis Prevost, che si chiamerà Leone XIV (un nome che rimanda al Papa della Rerum Novarum e della dottrina sociale della Chiesa, Leone XIII). Ha esperienze pastorali in Perù e in Curia a Roma, e ha 69 anni. Ma soprattutto è il primo Papa statunitense. E questa è già una sorpresa dato l'attuale scenario geopolitico. Ma il nome di Prevost era circolato tra i papabili, anche se non nelle primissime posizioni. Tutto fa pensare quindi a una scelta che va nel senso di un messaggio di pace, anzi a una richiesta di pace, lanciata al mondo e ai potenti soprattutto. A cominciare dal più potente di tutti: l'inquilino della Casa Bianca, connazionale del nuovo Pontefice.
E pace è stata di fatto la prima parola pronunciata da Leone XIV affacciandosi alla Loggia Centrale. Emozionato, ma anche capace di controllarla questa inevitabile emozione. "La pace sia con tutti voi. Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo risorto, il Buon Pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anche io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel nostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo Risorto - ha aggiunto -. Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente".
Già con il suo primo saluto, dunque, papa Prevost ha dimostrato la propria continuità creativa, dimostrata tra l'altro anche nell'abbigliamento: mozzetta e stola come nella tradizione, ma con accenti nel discorso chiaramente bergogliani. Non è stato il suo un saluto a braccio, ma un vero e proprio discorso scritto (è la prima volta che accade), a suo modo programmatico, in cui ha toccato i temi che potrebbero diventare quelli portanti del suo pontificato.
Questa è una didascalia
Questa è una didascalia
Subito dopo l'augurio di pace, è venuto il pensiero a papa Francesco. "Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma. Il Papa che benediva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua". "Consentitemi - ha proseguito - di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio ci ama tutti e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo, Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della Sua luce. L'umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal Suo amore. Aiutateci anche voi, gli uni e gli altri a costruire ponti con il dialogo, con l'incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!".
Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura per proclmare il vangelo, per essere missionari. Sono un figlio di Sant'Agostino - ha poi detto di sé -, un agostiniano, che ha detto con voi sono cristiano e per voi sono vescovo. E in questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella Patria che Dio ci ha preparato. Alla Chiesa di Roma un saluto speciale. Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria che costruisce i ponti e il dialogo dell'amore, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. A tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità e della nostra presenza".
Prima fotoSeconda fotoTerza foto
Il Papa è poi passato a parlare brevemente in spagnolo per salutare la sua diocesi di Chiclayo in Perù, dove è stato vescovo dal 26 settembre 2015 al 2019, quando è venuto in Vaticano come prefetto del di castero per i Vescovi. "A tutti voi, fratelli e sorelle, di Roma, d'Italia e di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, la carità, sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono. Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei - ha aggiunto -. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicina, aiutarci con la sua intercessione con il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo per questa nuova missione per tutta la Chiesa e per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra madre". L'Ave Maria ha concluso il suo discorso di circa nove minuti. E interrotto da numerosi applausi. Il feeling tra il nuovo Papa e il suo gregge è già stato stabilito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Idee e commenti