Fumata bianca. L'emozione, il discorso, lo spagnolo: la giornata di ieri dall'inizio
di
Sergio Cirinà
Eletto al quarto scrutinio dopo un brevissimo Conclave, il nuovo Papa si è mostrato visibilmente commosso al saluto della folla. La scelta dell'abito, la prime parole di Cristo: «La pace sia con voi»

Era uno dei nomi. Non il nome. Ma il Conclave è sempre terreno di sorprese. E alla fine una sorpresa c’è stata. Il nuovo Papa è Robert Francis Prevost, primo statunitense nella storia della Chiesa. Ma uno statunitense sui generis, avendo sangue anche francese e italiano nelle vene. E soprattutto perché per quattro anni ha fatto il vescovo in Perù, prima di venire a Roma a lavorare in Curia alla guida del dicastero per i vescovi. Ha scelto un nome papale antico, Leone XIV, ma moderno al tempo stesso, se solo si pensa che il suo più prossimo predecessore con questo appellativo, Leone XIII, è quello che ha inventato la Dottrina sociale della Chiesa, di fatto proiettando nel futuro il magistero dei Vescovi di Roma.
Papa Prevost, dunque, ha una specie di piccola Onu inscritta nei suoi stessi cromosomi, nelle sue prime scelte e nelle sue esperienze pastorali. E quindi la sorpresa minore di tutte è che abbia scelto di aprire il proprio Pontificato con la parola “pace”. Una «pace disarmata e disarmante», come quella di Cristo, ha sottolineato. Praticamente un programma di governo petrino già nel primo discorso. Nove minuti in tutto. Discorso scritto e quindi meditato, non un saluto a braccio come era capitato ai suoi tre immediati predecessori, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Il che la dice lunga anche sulla personalità del nuovo Pontefice. Che si è presentato sì con le insegne della tradizione, mozzetta rossa e stola sulla veste bianca (Francesco non le aveva indossate), ma ha usato parole dal chiaro sapore bergogliano. Oltre alla pace, la necessità del dialogo e dei ponti, la Chiesa sinodale e missionaria sempre aperta a ricevere tutti, specie quelli che più hanno bisogno. E sicuramente queste parole saranno risuonate nelle orecchie di tutti i potenti della Terra, a cominciare da quello più potente di tutti, il suo più illustre connazionale, Donald Trump che si è affrettato a mandargli un messaggio di auguri non calorosissimo, ma neanche ostile, anzi auspicando di poterlo incontrare al più presto. Così come ha fatto anche Putin, senza però l’auspicio dell’incontro.
La cronaca di un pomeriggio già entrato nella storia non solo della Chiesa (dopo una mattinata conclusasi alle 11,51 con la seconda e a quel punto anche ultima fumata nera) ha avuto il suo primo momento topico alle 18,08, quando dal comignolo più osservato del pianeta è cominciato a uscire il fumo bianco. Piazza San Pietro, già piena di fedeli in attesa (sarebbero stati 150mila alla fine), è stata percorsa da un lungo brivido, quindi da grida di giubilo e salti di gioia. Tantissimi i giovani. Tantissime le persone di ogni nazionalità ed età. Tantissime anche le bandiere. E tutta Roma in pratica si è messa in cammino per raggiungere la zona Vaticana. Via della Conciliazione, già dopo qualche minuto dal lieto annuncio appariva come un fiume in piena di uomini, donne, bambini, incamminati verso la Basilica.
I minuti che hanno separato la fumata bianca dalla conoscenza del nome di papa Prevost, diffuso ad opera del cardinale protodiacono Dominique Mamberti, sono volati. Al termine sono stati più di 60. E dopo un’altra piccola attesa il nuovo Pontefice è apparso alla Loggia della Basilica Vaticana. Emozionato, sicuramente, come si vedeva da tanti piccoli particolari, specie quando i maxischermi lo inquadravano in primo piano. Ma anche capace di dominarla l’emozione. Al punto che ha letto con energia e intonazione - e anche in un buon italiano - il suo discorso. «La pace sia con tutti voi», sono state le sue prime parole. E un grande applauso si è subito levato dalla Piazza. «Fratelli e sorelle carissimi - ha detto subito dopo -, questo è il primo saluto del Cristo risorto, il Buon Pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anche io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel nostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo Risorto - ha aggiunto -. Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente».
Già con il suo primo saluto, dunque, papa Prevost ha dimostrato la propria continuità creativa. Un discorso così strutturato non era mai stato fatto da un Papa al suo primo apparire, se solo si pensa che fino Giovanni Paolo I i nuovi Pontefici si affacciavano solo per la dare la benedizione Urbi et Orbi, che c’è stata anche ieri. Quello di papa Prevost è stato invece a suo modo un primo discorso programmatico, in cui ha toccato i temi che potrebbero diventare quelli portanti del suo pontificato.
Subito dopo l’augurio di pace, è venuto il pensiero a papa Francesco. «Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole, ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediceva Roma. Il Papa che benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi - ha proseguito - di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio ci ama tutti e il male non prevarrà». Leone XIV ha aggiunto: «Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo, Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della Sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal Suo amore. Aiutateci anche voi, gli uni e gli altri a costruire ponti con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco». Il secondo pensiero e il secondo grazie è stato per «tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura per proclamare il Vangelo, per essere missionari» Di sé ha detto: «Sono un figlio di Sant’Agostino, un agostiniano (il suo ordine religioso di provenienza, ndr). E Agostino «ha detto “con voi sono cristiano e per voi sono vescovo”. E in questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella Patria che Dio ci ha preparato».

Papa Leone XIV - Reuters
Papa Leone XIV - Reuters
Papa Leone XIV - Reuters
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Non è mancato un «saluto speciale» alla Chiesa di Roma, di cui da ieri è Vescovo. «Dobbiamo cercare insieme - ha detto il nuovo Papa - come essere una Chiesa missionaria che costruisce i ponti e il dialogo dell’amore, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. A tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità e della nostra presenza». Il Papa è poi passato a parlare brevemente in spagnolo per salutare la sua diocesi di Chiclayo in Perù, dove è stato vescovo dal 26 settembre 2015 al 2019, quando è venuto in Vaticano come prefetto del dicastero per i Vescovi. La conclusione è uno sguardo a 360 gradi. «A tutti voi, fratelli e sorelle, di Roma, d’Italia e di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, la carità, sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono». Infine il pensiero alla Vergine. «Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei - ha ricordato papa Prevost -. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicina, aiutarci con la sua intercessione con il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo per questa nuova missione per tutta la Chiesa e per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra madre» L’Ave Maria ha concluso il suo discorso di circa nove minuti, interrotto da numerosi applausi. Il feeling tra il nuovo Papa e il suo gregge è già stato stabilito.
Non è mancato un «saluto speciale» alla Chiesa di Roma, di cui da ieri è Vescovo. «Dobbiamo cercare insieme - ha detto il nuovo Papa - come essere una Chiesa missionaria che costruisce i ponti e il dialogo dell’amore, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. A tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità e della nostra presenza». Il Papa è poi passato a parlare brevemente in spagnolo per salutare la sua diocesi di Chiclayo in Perù, dove è stato vescovo dal 26 settembre 2015 al 2019, quando è venuto in Vaticano come prefetto del dicastero per i Vescovi. La conclusione è uno sguardo a 360 gradi. «A tutti voi, fratelli e sorelle, di Roma, d’Italia e di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, la carità, sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono». Infine il pensiero alla Vergine. «Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei - ha ricordato papa Prevost -. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicina, aiutarci con la sua intercessione con il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo per questa nuova missione per tutta la Chiesa e per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra madre» L’Ave Maria ha concluso il suo discorso di circa nove minuti, interrotto da numerosi applausi. Il feeling tra il nuovo Papa e il suo gregge è già stato stabilito.
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