Soccorritori e soccorsi. In un mare di emozioni, paure, speranze

di 
Fabio Stringaro
Installazioni sonore, video e fotografiche nella sede di Emergency a Venezia. Per raccontare la vita sulla nave Life Support, tra le fatiche di chi li soccorre e i sogni dei naufraghi tratti in salvo
9 maggio 2025
"Benvenuti a bordo" nelle lingue più parlate dai richiedenti asilo - Benjamin Loiseau
"Benvenuti a bordo" nelle lingue più parlate dai richiedenti asilo - Benjamin Loiseau
Per raccontare le emozioni di chi in mare salva i profughi di guerre e carestie, per rappresentare i sentimenti di chi è salvato alla fine del viaggio per terra e per mare, foto e cronache spesso non bastano. Serve una restituzione diversa, che scavi e tocchi corde più profonde in chi guarda. Serve il talento di due artisti che hanno trasformato in installazioni artistiche la memoria e l’esperienza di una missione a bordo di una nave SAR di ricerca e soccorso. Il risultato ha un nome evocativo, The Silence of the Sea.
Il silenzio del mare è il titolo della mostra degli artisti francesi Sarah Makharine e Benjamin Loyseau, organizzata dalla Fondazione "Art for Action" e da Emergency all’Isola della Giudecca a Venezia, presso la sede dell’ong, inaugurata in concomitanza con l’apertura, sabato 10 maggio, della Biennale di Architettura di Venezia. Aperta fino al 31 ottobre, è un tassello delll’iniziativa “Parlamento degli Invisibili” ideata da Anish Kapoor, destinato a sorgere nel 2026 su un’isola di Venezia.
Benjamin Loiseau
Benjamin Loiseau
L’Unhcr ricorda che sono più di 230 milioni i profughi. Ma l’Europa continua a ergere muri, nonostante le proiezioni demografiche dicano che il Vecchio continente avrà bisogno di 60 milioni di persone in più entro il 2030 per sostenere l’invecchiamento della popolazione e della forza lavoro.
The Silence of the Sea vuole essere un viaggio nell’impegno quotidiano di chi salva vite nel Mediterraneo centrale, come gli operatori della nave Life Support di Emergency. La mostra è strutturata in spazi complementari, che immergono il visitatore in un’esperienza fisica e emotiva. La prima sala, the Room of Voices (la stanza delle voci), ospita l’installazione sonora di Sarah Makharine creata da registrazioni effettuate dai membri dell’equipaggio della Life Support: riflessioni, paure e speranze. Al centro, 58 bottiglie di vetro, di cui 35 contengono il braccialetto che gli operatori mettono a ogni naufrago soccorso, 23 invece sono vuote per simboleggiare il rapporto tra chi si salva e chi non sopravvive. Nella seconda stanza, the Room of Bodies and Boundaries, (dei corpi e dei confini), scorre un video di mare aperto, mentre sul pavimento una linea bianca delinea la forma di una barca. I visitatori dovranno accovacciarsi in uno spazio ristretto per guardare il filmato, un’esperienza corporea che ricrea le costrizioni fisiche vissute dai migranti. Entrambe le stanze sono opera di Sarah Makharine.
I braccialetti dei naufraghi soccorsi come messaggi in bottiglia - Sarah Makharine
I braccialetti dei naufraghi soccorsi come messaggi in bottiglia - Sarah Makharine
Il racconto si conclude, infine, con la mostra fotografica Unknown position (posizione sconosciuta), dell’artista Benjamin Loyseau, che ha catturato nei suoi scatti la vita a bordo della Life Support, documentando i pericolosi viaggi dei migranti e il lavoro instancabile dell’equipaggio impegnato anche in piena notte nei salvataggi sulla rotta migratoria più letale al mondo.
Simonetta Gola, responsabile comunicazione di Emergency, spiega che «i due artisti hanno provato a fare un racconto della loro esperienza sulla nave Life Support: uno più tradizionale, attraverso le immagini, un’altro attraverso i suoni e alcuni reperti, come i braccialetti che le persone indossano quando vengono soccorsi: servono per il riconoscimento, ma è la prima cosa che ricevono quando salgono a bordo, rappresenta la fine di una fase veramente tragica della loro vita. È un racconto poco convenzionale – continua Simonetta Gola - che vuole trasmettere le emozioni di chi partecipa alle operazioni di soccorso. È lì che si vede immediatamente quanto l’azione umanitaria faccia la differenza tra la vita e la morte. Spesso le barche soccorse sono in condizioni precarie, è questione di ore perché affondino sotto il peso dei passeggeri. Ed è estremamente importante essere lì. Ed esserci in quel momento».
Le barche dei profughi vengono marchiate con vernice prima di essere abbandonato per segnalare che i passeggeri sono stati tratti in salvo - Benjamin Loiseau
Le barche dei profughi vengono marchiate con vernice prima di essere abbandonato per segnalare che i passeggeri sono stati tratti in salvo - Benjamin Loiseau
«Sono una fotografa - spiega Sarah Makharine - ma ho deciso di non usare le immagini, La prima installazione propone le immagini del mare, l’altra le voci delle testimonianze dei migranti che ho intervistato sulla nave. Normalmente si parla di migrazioni attraverso immagini orribili. Io cercato di capire cosa sognano, cosa vogliono. Nella seconda stanza le bottiglie sono una metafora della traversata, perché chi le guarda si chieda perché alcune sono vuote».
Il fotografo Benjamin Loyseau racconta dei suoi nove giorni sulla Life Support: «Alla partenza avevo un strana sensazione perché non sapevamo quanto sarebbe durata. Nelle acque internazionali libiche per giorni e notti abbiamo avuto davanti solo la visione del mare, ipnotica e poetica. Sapevamo che da qualche parte c’era qualcuno da salvare, ma non li trovavamo. Come in una storia di amore, in cui due persone si cercano senza conoscersi. Poi una notte è scattato l’allarme, sono salito anch’io sui gommoni per fotografare i naufraghi. Abbiamo anche avvistato un’altra imbarcazione a luci spente: ma non erano naufraghi, era una motovedetta libica»
Il gommone per gli interventi di soccorso viene calato in mare dalla nave madre Life Support - Benjamin Loiseau
Il gommone per gli interventi di soccorso viene calato in mare dalla nave madre Life Support - Benjamin Loiseau
Il gommone per gli interventi di soccorso viene calato in mare dalla nave madre Life Support - Benjamin Loiseau
Il gommone per gli interventi di soccorso viene calato in mare dalla nave madre Life Support - Benjamin Loiseau

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