Delitto Saman, in carcere i due cugini

di 
Davide Tizzo
Sono stati prelevati dai carabinieri in esecuzione della condanna emessa dalla Corte d'appello. La 18enne pakistana fu uccisa nel 2021 dai suoi familiari perché si rifiutò di sposare un parente
8 maggio 2025
I due cugini condannati - Roberto Brancolini @ FOTOGRAMMA
I due cugini condannati - Roberto Brancolini @ FOTOGRAMMA
Nuovo capitolo nella tragica vicenda di Saman Abbas, la 18enne pakistana barbaramente assassinata nel maggio 2021 a Novellara, nella Bassa Reggiana. Ieri mattina sono stati arrestati e portati in carcere i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, dopo la condanna per entrambi all’ergastolo emessa dalla corte d’Assise d’Appello di Bologna lo scorso 18 aprile.
I due uomini sono stati arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia, dando esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa lo scorso 6 maggio su richiesta della Procura Generale. I due cugini pachistani erano ancora in stato di libertà, ma sapevano che era ormai soltanto una questione di tempo. Nel processo di primo grado a Reggio Emilia erano stati assolti. In secondo grado a Bologna invece, la Corte d’Assise d’Appello aveva ribaltato tutto condannandoli all’ergastolo. Massima pena che invece era stata confermata per i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, già in carcere, oltre all’aumento di pena da 14 a 22 anni per lo zio Danish Hasnain.
Tutta la famiglia, secondo i giudici, partecipò insomma all’omicidio della povera Saman, “colpevole” ai loro occhi di aver rifiutato di sposare un parente nel suo Paese natale. La giovane, secondo quanto ricostruito dagli investigatori anche sulla base di alcuni filmati ripresi da telecamere di sorveglianza, fu uccisa quando decise di andarsene da casa, esasperata dopo l’ennesimo litigio, scatenando le ire di quello che per la procura era un vero e proprio clan.
Il corpo della ragazza fu trovato un anno e mezzo dopo, sepolto in un campo sotto un metro di terra, poco distante dall’abitazione della famiglia. I genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen,che nel frattempo erano fuggiti in Pakistan, furono arrestati ed estradati in tempi diversi: il padre nel 2022, la madre nel 2024.
Lo zio fu invece individuato e bloccato a Parigi, e poi trasferito in Italia. I due cugini, in aula, avevano giurato di non aver fatto nulla, di essere estranei alla vicenda e di “non aver nulla a che fare con la famiglia di Saman”. Ma in tribunale erano state decisive le parole del fratello di Saman (l’unico non imputato per il delitto), che aveva puntato il dito proprio contro di loro e lo zi Danish, ritenuto l’autore materiale del femminicidio. Le difese hanno presentato ricorso in Cassazione, che presto si pronuncerà sulla sentenza della Corte d’appello. La parola fine, insomma, non è ancora stata scritta.
Lo zio fu invece individuato e bloccato a Parigi, e poi trasferito in Italia. I due cugini, in aula, avevano giurato di non aver fatto nulla, di essere estranei alla vicenda e di “non aver nulla a che fare con la famiglia di Saman”. Ma in tribunale erano state decisive le parole del fratello di Saman (l’unico non imputato per il delitto), che aveva puntato il dito proprio contro di loro e lo zi Danish, ritenuto l’autore materiale del femminicidio. Le difese hanno presentato ricorso in Cassazione, che presto si pronuncerà sulla sentenza della Corte d’appello. La parola fine, insomma, non è ancora stata scritta.

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