Trump vuole mandare i migranti in Libia. E c'è un'app per autodeportarsi

di 
Davide Tizzo
Fu proposto anche all'Ucraina. A chi torna di propria iniziativa nel Paese d'origine biglietto di andata e mille dollari. Una bimba venezuelana di due anni trattenuta senza i genitori e data in affido
9 maggio 2025
L'arrivo all'aeroporto internazionale di Maiquetia, in Venezuela, di migranti illegali respinti dagli Usa @ REUTERS
L'arrivo all'aeroporto internazionale di Maiquetia, in Venezuela, di migranti illegali respinti dagli Usa @ REUTERS
A proposito di Paesi "sicuri" dove "trasferire" i migranti illegali, gli Stati Uniti hanno scelto la Libia. Secondo quanto riferito da funzionari dell'Amministrazione al New York Times, Washington starebbe pianificando di trasportare un gruppo di migranti in Libia su un aereo militare. Finora i discussi voli di deportazione - questo il termine usato dallo stesso presidente Donald Trump - hanno interessato centinaia di migranti venezuelani accusati di crimini e sono stati diretti verso il Salvador del discusso presidente Nayib Bukele, stretto alleato di Trump sul quale gravano ombre di un patto con le gang criminali. La testata salvadoregna El Faro, dove è uscita l'inchiesta che denuncia il patto fra Bukele e le "maras", scrive che sette dei suoi giornalisti rischiano il mandato d'arresto. Altri 131 migranti entrati illegalmente negli Usa, di origine centroasiatica, sono stati deportati in Uzbekistan. Un iracheno, riferisce la Reuters, è stato trasferito in Ruanda.
L'individuazione della Libia come Paese terzo per le deportazioni di immigrati irregolari - nonostante sia drammaticamente nota per il traffico di esseri umani e le violazioni dei diritti fondamentali anche attraverso sequestri, torture e stupri - è un'ulteriore escalation in un programma di deportazioni che ha scatenato controversie legali e dibattito politico. Il Washington Post scrive che persino l'Ucraina era stata contattata, a fine gennaio, per accogliere «un numero imprecisato» di migranti, ma aveva respinto la proposta.
A colpi di dollari, l'Amministrazione Trump non solo ha convinto regimi dispotici e Paesi in difficoltà economiche ad accogliere i deportati dagli Usa, ma intende "motivare" ad andarsene migranti irregolari contro i quali non pendano accuse giudiziarie. Il Dipartimento per la sicurezza interna ha dichiarato che è disposto a pagarli perché tornino nel Paese d'origine. Oltre all'«assistenza finanziaria e di viaggio per facilitare» l'autodeportazione, che secondo un portavoce del Dipartimento include il biglietto di andata, l'agenzia pagherà altri 1.000 dollari a chi darà prova di aver lasciato gli Usa. I migranti potranno dimostrare la loro avvenuta partenza utilizzando l'app CBP Home. Chi aderirà sarà escluso dalle procedure di detenzione e di espulsione e non si vedrebbe preclusa la possibilità in futuro di rientrare legalmente negli Usa. Secondo l'agenzia, almeno un immigrato ha già usufruito dell'offerta per tornare in Honduras e altri biglietti aerei sono stati staccati per le prossime settimane.
Riguardo alla deportazione dei venezuelani nel Salvador, per la quale Trump ha invocato una legge di guerra del 1798 che autorizzava l'espulsione di stranieri considerati una minaccia, un documento declassificato delle agenzie di intelligence - riporta il New York Times - rivela che «il regime di Nicolás Maduro probabilmente non ha una politica di cooperazione con Tren de Aragua», la gang criminale della quale i deportati nelle carceri salvadoregne sono accusati dagli Usa di essere membri. Le accuse sono spesso basate su tatuaggi e la presunta vicinanza del governo alla gang è il motivo per cui non vengono respinti nel Paese d'origine.
Riguardo alla deportazione dei venezuelani nel Salvador, per la quale Trump ha invocato una legge di guerra del 1798 che autorizzava l'espulsione di stranieri considerati una minaccia, un documento declassificato delle agenzie di intelligence - riporta il New York Times - rivela che «il regime di Nicolás Maduro probabilmente non ha una politica di cooperazione con Tren de Aragua», la gang criminale della quale i deportati nelle carceri salvadoregne sono accusati dagli Usa di essere membri. Le accuse sono spesso basate su tatuaggi e la presunta vicinanza del governo alla gang è il motivo per cui non vengono respinti nel Paese d'origine.

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