Rocco Hunt: «Canto le mie radici di periferia»

di 
Davide Tizzo
Esce il nuovo album "Ragazzo di giù" dove il rapper racconta il Sud, i ragazzi difficili e il valore della legalità. «A papa Francesco chiesi un selfie: mi ha sempre sorpreso la sua semplicità»
9 maggio 2025
il rapper salernitano Rocco Hunt, 30 anni - Rh_Cabona
il rapper salernitano Rocco Hunt, 30 anni - Rh_Cabona
Un ragazzo del Sud che ce l’ha fatta col talento, l’impegno e le buone maniere. A 30 anni Rocco Hunt dimostra tutta la sua maturità, ripartendo dalle radici per raccontare ciò che è diventato oggi. Partendo dalla vittoria di Sanremo nelle Nuove Proposte a soli 20 anni con Nu juorno buono, che dimostrava la capacità di un rap intelligente e impegnato, passando per i successi delle hit estive e l’orgogliosa paternità a 22 anni sino al disco della consapevolezza, Ragazzo di giù, che esce il 25 aprile per Epic Records / Sony Music Italy. «Ma se c’è una cosa che non voglio perdere è l’incoscienza del ragazzo di giù» dice il cantante presentando l’album nella la sala ex deposito bagagli della Stazione Centrale di Milano. «Del resto in viaggio ci ho passato mezza vita - spiega - tra treni in ritardo, notturni, fino a quelli un po’ più belli».
Quattordici le tracce dell’album, tra cui Mille vote ancora (presentata al Festival di Sanremo 2025), e la bonus track Yes I Know My Way feat. Clementino dedicata all’amato Pino Daniele che non è l’unica collaborazione. C’è Gigi D’Alessio con la romantica Giura, Irama che si destreggia nella lingua napoletana (Cchiu bene e me), Olly (con cui firma il brano Domani chissà) Baby Gang e Massimo Pericolo (Fratmo). Ed è proprio quest’ultimo brano ad avere il senso più profondo di quest’album in cui i testi, che alternano liriche dirette e autentiche a passaggi più melodici e riflessivi, esplorano temi cari a Hunt: la vita nei quartieri popolari di Salerno, il riscatto personale, l’amore, il senso di appartenenza e le ambizioni di chi cresce in contesti spesso marginalizzati. Appunto in Fratmo si incontrano le due facce della periferia, i bravi ragazzi alla Rocco Hunt e quelli che hanno avuto percorsi complicati come Baby Gang. «Nel brano io sono il fratello più grande che dà i consigli ai fratelli più piccoli che hanno fatto scelte sbagliate, ma che hanno un vero desiderio di uscirne – spiega Rocco –. Per dirgli che un futuro migliore è sempre possibile e che la strada della legalità prevale sulle strade che sembrano più facili». Lui ammette di avere avuto una adolescenza tranquilla grazie alla sua famiglia e alla musica, e invita a «non sparare a zero, non sappiamo cosa c’è dietro al disagio di tanti adolescenti che hanno voglia di riscatto».
Ragazzo di giù alterna canzoni d’amore a tematiche serie legate alle sue origini. «Ho sempre inserito elementi delle mie origini in ciò che faccio. Senza le mie radici non sarei quello che sono oggi» aggiunge. E’ il racconto della realtà sociale del Sud Italia come in Demone santo con le «mille sfaccettature e contraddizioni con cui siamo cresciuti». «Una denuncia forte anche a chi ci governa, quando dico, riferendomi alla strage di Scampia “Quelle povere creature morte sotto al ballatoio per me sono vittime dello stato e dell’abbandono - spiega Rocco - A cosa serve dopo, il presidente che fa le condoglianze, il tricolore sulle bare bianche, a cosa serve il crocefisso se poi Cristo in queste case non ci entra, se quei valori non li facciamo entrare?». Il crocefisso sarà un tema portante in tutti i visual dei brani dell’album su youtube, rivela ad Avvenire Rocco Hunt: «E’ un album che parla della mia adolescenza e della mia infanzia, e venendo da una famiglia cattolica questi valori sono stati un imprinting importante da parte de miei genitori nei miei confronti. Io adesso riverso anche un po’ queste immagini nella musica per unire il sacro e il profano della nostra terra. Dalle catene vistose con le croci tipiche del Sud, come una metafora dell’ambizione, che è un po’ un peso come la croce che Gesù portava sulle spalle. La croce si vedrà anche nel video di Sulo dove c’è una coppia che litiga in macchina con un crocefisso appeso, o nelle collanine dei ragazzini del quartiere che giocano». Per questo Rocco unt non può non rivolgere un pensiero a Bergoglio: «Quello che mi ha sempre sorpreso di papa Francesco è stata la sua umanità, la sua semplicità - ci spiega -. Il suo saper essere una persona comune nonostante il ruolo che svolgesse. Non potrò mai dimenticare quando, in una cerimonia dove ho avuto modo di conoscerlo, con tanta timidezza gli chiesi un selfie e lui con un sorriso accettò».
Ragazzo di giù alterna canzoni d’amore a tematiche serie legate alle sue origini. «Ho sempre inserito elementi delle mie origini in ciò che faccio. Senza le mie radici non sarei quello che sono oggi» aggiunge. E’ il racconto della realtà sociale del Sud Italia come in Demone santo con le «mille sfaccettature e contraddizioni con cui siamo cresciuti». «Una denuncia forte anche a chi ci governa, quando dico, riferendomi alla strage di Scampia “Quelle povere creature morte sotto al ballatoio per me sono vittime dello stato e dell’abbandono - spiega Rocco - A cosa serve dopo, il presidente che fa le condoglianze, il tricolore sulle bare bianche, a cosa serve il crocefisso se poi Cristo in queste case non ci entra, se quei valori non li facciamo entrare?». Il crocefisso sarà un tema portante in tutti i visual dei brani dell’album su youtube, rivela ad Avvenire Rocco Hunt: «E’ un album che parla della mia adolescenza e della mia infanzia, e venendo da una famiglia cattolica questi valori sono stati un imprinting importante da parte de miei genitori nei miei confronti. Io adesso riverso anche un po’ queste immagini nella musica per unire il sacro e il profano della nostra terra. Dalle catene vistose con le croci tipiche del Sud, come una metafora dell’ambizione, che è un po’ un peso come la croce che Gesù portava sulle spalle. La croce si vedrà anche nel video di Sulo dove c’è una coppia che litiga in macchina con un crocefisso appeso, o nelle collanine dei ragazzini del quartiere che giocano». Per questo Rocco unt non può non rivolgere un pensiero a Bergoglio: «Quello che mi ha sempre sorpreso di papa Francesco è stata la sua umanità, la sua semplicità - ci spiega -. Il suo saper essere una persona comune nonostante il ruolo che svolgesse. Non potrò mai dimenticare quando, in una cerimonia dove ho avuto modo di conoscerlo, con tanta timidezza gli chiesi un selfie e lui con un sorriso accettò».

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