Il rapporto. Sono 142 le persone incriminate in Europa per avere aiutato migranti

di 
Sergio Cirinà
L'aggiornamento dello studio della Piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti fa il conto delle indagini dello scorso anno. Spesso finite con assoluzioni
28 aprile 2025
I migranti soccorsi dalla nave della ONG Humanity portati a Genova a inizio aprile -© ANSA
I migranti soccorsi dalla nave della ONG Humanity portati a Genova a inizio aprile -© ANSA
Incriminati per aver acquistato e donato biglietti del treno a un gruppo di rifugiati siriani in transito dal sud al nord Italia o per aver fornito, tra Polonia e Bielorussia, acqua, cibo e un passaggio fuori dalla foresta a una famiglia irachena con sette figli. Per un gesto di solidarietà, in Europa si rischia la galera. Nel corso del 2024, almeno 142 attivisti, volontari e difensori dei diritti umani hanno dovuto affrontare procedimenti giudiziari in un Paese dell’Ue per comportamenti e azioni a sostegno di persone in transito e di richiedenti asilo. Il conto lo tiene, da quattro anni, la Piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti senza documenti (Picum), rete di centosessanta Ong in trentadue Paesi con sede a Bruxelles.
L’ultimo aggiornamento è stato diffuso lunedì, con la serie storica che evidenzia un incremento del fenomeno: il numero di persone accusate, incriminate o condannate era stato di almeno 89 tra il gennaio 2021 e il marzo 2022, di 102 nell’intero 2022 e di 117 nel 2023. Il totale sale anche perché i casi giudiziari rimasti aperti rientrano nel conteggio dell’anno successivo, fino alla conclusione dei procedimenti. Il che può richiedere molto tempo, grande energia, e tanta pazienza. «La durata media registrata dal nostro monitoraggio è di tre anni – si legge nel report del Picum –. Dei 142 difensori dei diritti umani incriminati nel 2024, l'83% era coinvolto in procedimenti che proseguivano da anni precedenti».
In un caso che si è concluso con un'assoluzione nel 2024, l’attivista Nawal Soufi ha dovuto affrontare un’avventura giudiziaria di quasi un decennio. Secondo l’ultimo rilevamento, la Grecia ha registrato il numero più elevato di persone criminalizzate per atti di solidarietà, ben 62. Segue l’Italia, con 29 casi. Poi Polonia e Francia con 17 ciascuna e la Bulgaria con 11. Fra le attività più criminalizzate, la ricerca e il soccorso dei migranti in mare (88 gli attivisti con questa accusa). È il caso, ad esempio, dei dieci imputati dell'equipaggio della nave Iuventa della Ong Jugend Rettet, e di Save The Children e Medici Senza Frontiere, poi tutti prosciolti con una sentenza di “non luogo a procedere” nell’aprile 2024, dopo sette anni. Ma si rischia di finire in carcere anche per avere fornito assistenza umanitaria e beni di prima necessità come accaduto a 21 attivisti, per la maggior parte sul confine tra Polonia e Bielorussia, o per azioni di disobbedienza civile e per avere offerto rifugio. «La criminalizzazione della solidarietà ai migranti è profondamente legata alla criminalizzazione della migrazione stessa – ha dichiarato Silvia Carta, responsabile dell'advocacy presso Picum e autrice dello studio –. Non si tratta di due questioni separate, ma di un continuum di politiche migratorie restrittive che rendono pericoloso l'attraversamento delle frontiere e creano un ambiente ostile nei confronti di coloro che si considera abbiano fatto ingresso in modo irregolare».
La maggior parte delle persone incriminate è stata accusata di traffico di migranti o favoreggiamento dell'ingresso, del transito o del soggiorno, come disciplinato dalla relativa Direttiva del 2002. Nel novembre 2023 la Commissione europea ha avanzato una proposta di revisione di quell’atto che, prosegue Silvia Carta, «rischia di portare a un maggior numero di arresti o processi per aver aiutato persone in difficoltà, e di accusare gli stessi migranti di traffico».
La maggior parte delle persone incriminate è stata accusata di traffico di migranti o favoreggiamento dell'ingresso, del transito o del soggiorno, come disciplinato dalla relativa Direttiva del 2002. Nel novembre 2023 la Commissione europea ha avanzato una proposta di revisione di quell’atto che, prosegue Silvia Carta, «rischia di portare a un maggior numero di arresti o processi per aver aiutato persone in difficoltà, e di accusare gli stessi migranti di traffico».

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