Da Rozalimas a Burbiškis: il volto dell'ospitalità lituana
di
Klementina Koren
Sesta tappa tra villaggi e manieri pittoreschi. La meraviglia del mulino a vento di Kleboniski. Ma la vera ricchezza è nelle persone che s'incontrano nel cammino






Ho sempre creduto che l'essenza di un cammino non risieda solo nei passi che si compiono, ma nelle persone che s'incontrano lungo il percorso. La tappa odierna di più di 20 km ha confermato questa mia convinzione, regalandomi incontri che hanno arricchito il mio viaggio ben oltre la semplice esperienza fisica.
La giornata è iniziata sotto il segno dell'incontro. Ho avuto il privilegio di conoscere la dottoressa Virginija KazlauskIEnė, una donna straordinaria che ha scelto di investire in un albergue non per profitto economico, ma per creare uno spazio di scambio culturale ed emotivo con i pellegrini. A presentarmela è stato Marius Minkevicius, considerato il padre fondatore del cammino lituano della Romea Strata, figura essenziale per chi, come me, si avventura su questo percorso.
Lasciata questa piacevole conversazione, mi sono incamminata su strade secondarie che si snodano tra villaggi e manieri pittoreschi. Proseguendo, sono giunta al mulino a vento di Kleboniski, primo segno del museo a cielo aperto che ci attende da lì a poche centinaia di metri. Attraversando la passerella, si arriva al villaggio di Kleboniškis. In questo luogo ho potuto riposare e immergermi nella storia lignea della Lituania, un patrimonio culturale di incredibile valore che parla attraverso le venature del legno e le tecniche costruttive tradizionali con tetti in paglia che vengono rinnovati e curati come l’erbetta davanti al patio. Il cammino ha poi abbandonato le pianure per condurmi presso il tumulo di Raginėnai e la pietra mitologica di Daukoniai, elementi che raccontano il profondo legame tra questa terra e le sue antiche credenze. La giornata si è conclusa magnificamente con l'arrivo al maniero di Burbiškis, dove ho trovato un nobile alloggio per la notte. Ma la vera sorpresa è stata la cena. Non al maniero, bensì in famiglia, presso il Molinė Saulėgrąža. Non esagero affermando che qui ho assaporato il cibo più buono di tutto il mio viaggio. Piatti genuini, preparati con ingredienti semplici ma di altissima qualità, condivisi con una generosità e un amore che hanno trasformato un pasto in un'esperienza indimenticabile.
Questo luogo è davvero incredibile: ristrutturato appositamente per accogliere pellegrini in ogni stagione, ospita anche un importante museo con reperti collezionati in maniera professionale dalla famiglia proprietaria. Tutti i pezzi collezionati sono stati ritrovati dai proprietari nelle terre adiacenti o portati dai pellegrini affinché vengano custoditi in maniera organizzata. E tutto, ora, a disposizione dei viandanti che, come ho appreso, lo scorso anno sono stati circa duecento a soggiornare qui.
Ciò che mi ha colpito profondamente è come in Lituania l'accoglienza al pellegrino non sia solo un servizio, ma una missione. In quasi ogni fine tappa si trovano Albergue gestiti da persone che, come la dottoressa KazlauskIEnė, vedono nell'ospitalità un'opportunità di arricchimento reciproco. Non si limitano a offrire un letto e un pasto, ma condividono storie, esperienze, cultura.
Mentre mi preparo per riposare, rifletto su come questa tappa abbia rappresentato perfettamente il connubio tra natura, storia e umanità che caratterizza la Romea Strata. Domani sarà un nuovo giorno di cammino, ma porterò con me il calore dell'ospitalità lituana, il sapore autentico di quella cena condivisa e la consapevolezza che, passo dopo passo, non sto solo attraversando un territorio, ma sto entrando in contatto con l'anima di un popolo che ha fatto dell'accoglienza genuina una forma d'arte.
(6/continua)
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