Le nuove sfide del mondo del lavoro e della formazione

di 
Maurizio Carucci
L'occupazione cresce, ma la popolazione invecchia. Sono sempre più gli over 50, mentre i giovani e le donne, pur in recupero, devono trovare maggiore spazio
19 febbraio 2025
L'occupazione cresce, ma la popolazione invecchia. Il mercato del lavoro continua a mettere a segno risultati positivi, tanto da vedere a fine 2024 oltre un milione di posti in più rispetto al pre-Covid. Una performance che però non basta ancora a superare le criticità, spinte innanzitutto dall'andamento demografico. In uno scenario, quindi, in cui protagonisti sono sempre più gli over 50, mentre i giovani e le donne, pur in recupero, devono trovare maggiore spazio.Il Rapporto Inapp-Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche 2024 esplora il futuro del mercato del lavoro italiano e propone un cambio di visione per affrontare le sfide strutturali legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente pervasività delle tecnologie digitali. Il rapporto evidenzia risultati positivi, come la crescita dell’occupazione, con un aumento in Italia del 3,5% tra dicembre 2019 e ottobre 2024, con oltre un milione di nuovi posti di lavoro creati. Questo risultato ha portato il numero degli occupati a 24,1 milioni, con un tasso di occupazione record del 62,5%. Tuttavia, permane una differenza del tasso di occupazione tra Italia e i 20 principali Paesi dell'Unione Europea che risulta essere, da un’indagine Eurostat 2023, di -8,5% del tasso di occupazione equivalente a 3,156 milioni di posti di lavoro a parità di popolazione. Circa il 70% della carenza di occupati italiana risulta concentrata nei comparti influenzati dalla spesa pubblica: la sanità e l’assistenza (-1,270 milioni), la pubblica amministrazione e l’istruzione.
A ottobre scorso si registrano in particolare +1,043 milioni di persone al lavoro rispetto a dicembre 2019 e una riduzione quasi simile dei disoccupati (-1,009 milioni). Numeri con cui si è raggiunto il record in termini di occupati (24,1 milioni) e tasso di occupazione (62,5%). I nuovi posti sono equamente distribuiti tra uomini (+532mila) e donne (+511mila) e, se si guarda alla distribuzione territoriale, l'aumento risulta superiore nelle regioni del Sud (+4,2%) rispetto alle regioni del Nord (+1,8%). Ma resta aperta la questione giovanile: l'incremento del numero assoluto degli occupati si concentra nella coorte degli over 50, che negli ultimi due anni è diventata la componente più numerosa (41%) superando anche quella tra i 35 e i 49 anni. E sale il tasso di inattività (al 33,6%), con più persone che non hanno un posto e neppure lo cercano: supera di 10 punti la media Ue per i giovani under 35 e raggiunge il picco del 58,2% per le donne del Mezzogiorno. Dai dati sul lavoro emerge una «situazione positiva con il record del tasso di occupazione e il tasso di disoccupazione più basso di sempre; cresce l'occupazione stabile, è in flessione quella a tempo determinato. Poi indubbiamente c'è ancora molto da fare per portare a bordo le energie vitali, i giovani e le donne. Ma c'è una inversione di tendenza», commenta la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone, rimarcando la sfida delle competenze e della formazione.
Aumenta intanto la difficoltà di reperimento di lavoratori qualificati da parte delle imprese (mismatch), riscontrato dalle indagini Excelsior Unioncamere-ministero del Lavoro, che sale al 47,8% nel 2024, +22,5 punti percentuali rispetto al dato medio del 2019. E il fenomeno, sottolinea lo stesso rapporto, risulta amplificato da diversi fattori: la riduzione della popolazione in età di lavoro con la stima di circa quattro milioni di persone in meno entro il 2040 e la diffusione delle tecnologie digitali nei processi produttivi sono tra gli elementi che lo aggravano.
Persistono ulteriori criticità
1. Tasso di inattività elevato: un terzo della popolazione in età lavorativa non partecipa al mercato del lavoro, con una forte concentrazione di giovani e donne. In particolare, nel Mezzogiorno il tasso di inattività femminile raggiunge il 58,2% e supera di dieci punti la media Ue.
2. Difficoltà nel reperire lavoratori: oltre il 47% delle imprese segnala problemi nel trovare personale idoneo, un dato in crescita di oltre 22 punti rispetto al 2019. L'occupazione femminile è ostacolata anche dalla carenza di servizi di cura, che da una ricerca Inapp del 2023 sono alla base del 18% delle uscite lavorative e del 40% delle dimissioni volontarie delle donne. La riduzione demografica di circa 4 milioni di persone in età di lavoro entro il 2040 e la diffusione delle tecnologie digitali nei processi produttivi sono fattori che aggravano il fenomeno in oggetto.
3. Disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: il mismatch è alimentato da una formazione professionale poco aderente ai fabbisogni delle imprese e da una riduzione della popolazione attiva. La chiave per superare questo disallineamento è rappresentata dalle politiche attive per il lavoro. Il varo del Programma Gol ha consentito, in prima istanza, di elevare la partecipazione formale alle politiche attive del lavoro delle persone in cerca di lavoro (+178%) e al 30 novembre 2024 ha permesso a 3,1 milioni di persone di essere presi in carico. Di questi, circa 1,9 milioni (61,3%) hanno avviato o concluso una politica attiva o un tirocinio extracurriculare. Al 30 novembre 2024 il sistema delle Comunicazioni obbligatorie segnalava un esito occupazionale positivo per 1.139 mila lavoratori, pari al 36,6% del totale dei presi in carico, tra i quali il 58% assunti con contratti di natura temporanea. Tuttavia, dalle attività di monitoraggio emergono diverse criticità: la crescente difficoltà nel sincronizzare le modalità e i tempi delle prese in carico; la bassa efficacia delle misure formative per le finalità occupazionali; il mancato funzionamento delle condizionalità previste per i beneficiari dei sostegni al reddito. Queste criticità evidenziate motivano l’esigenza di una riforma organica delle politiche attive del lavoro.
Le conclusioni
La capacità di utilizzare le risorse finanziarie, tecnologiche e umane disponibili rimane la via primaria per offrire risposte alle numerose criticità del sistema produttivo e della redistribuzione del reddito. «Nel Rapporto Inapp 2024 - spiega il presidente dell'Inapp Natale Forlani - abbiamo cercato di fornire un contributo di analisi e di valutazioni che motivano l’esigenza di un cambio di paradigma nell’affrontare i problemi che metta al centro delle politiche economiche e del lavoro l’obiettivo di aumentare i livelli di produttività e le competenze dei lavoratori, nonché il pieno impiego delle risorse umane. Per le caratteristiche della nostra demografia – la bassa natalità, il progressivo invecchiamento della popolazione in età di lavoro, l’aumento delle persone anziane non attive – questa non è un’opzione, ma rappresenta la condizione primaria per mantenere livelli di benessere ritagliati sui fabbisogni emergenti della collettività. Le criticità evidenziate possono diventare esplosive per l’impatto dell’invecchiamento della popolazione e per la pervasività delle tecnologie digitali ma possono rappresentare anche la riserva da valorizzare per recuperare i ritardi storici».
Nel contesto internazionale e nazionale sono già attive esperienze di successo che possono orientare i percorsi di riforma e persino di costruire risposte inedite in molti campi con l’ausilio delle nuove tecnologie. «Il cambio di paradigma non riguarda solo l’ambito della gestione delle risorse pubbliche e delle competenze delle amministrazioni ai diversi livelli. Richiede risposte complesse, convergenti e cooperative anche da parte dei corpi intermedi, a partire dalle istituzioni formative e dalle rappresentanze delle imprese e dei lavoratori e delle organizzazioni del Terzo settore, che possono concorrere per missione, interessi e competenze al raggiungimento degli obiettivi», sottolinea Forlani.
«Il Rapporto Inapp 2024 evidenzia la necessità di un approccio innovativo per affrontare le problematiche del mercato del lavoro. Questo cambio di paradigma deve mettere al centro delle politiche economiche e lavorative l’obiettivo di incrementare la produttività, migliorare le competenze dei lavoratori e garantire un utilizzo ottimale delle risorse umane. L’evoluzione richiesta non si limita alla gestione delle risorse pubbliche o alle competenze delle amministrazioni. È necessaria una collaborazione articolata ed integrata tra istituzioni formative, rappresentanze delle imprese, organizzazioni dei lavoratori e del Terzo settore», conclude il presidente dell'Inapp.

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